come comunicare la propria NON ADESIONE al FONDO ESPERO
Come vedete sopra, sono finalmente disponibili sul SIDI al Servizio Istanze OnLine le «funzioni per la gestione delle modalità di adesione al Fondo pensione complementare “Espero” per silenzio-assenso» [Nota MIM n. 4019/2025].
Chi dovesse procedere alla compilazione della propria «Istanza di comunicazione NON adesione al Fondo Espero» – come noi auspichiamo per le ragioni che riassumiamo alla fine di questo articolo – si troverà di fronte un avviso del genere: «Non è possibile esprimere la volontà di non adesione al Fondo Espero in quanto non risulta consegnata dalla scuola la relativa informativa. Rivolgersi alla scuola di servizio»,
fintantoché il/la ds non consegnerà al personale interessato [cioè quello assunto con contratto a tempo indeterminato dal 1° gennaio 2019] «l’apposita informativa sulle modalità di adesione al Fondo» e avrà comunicato «tempestivamente la data di avvenuta consegna e presa visione dell’informativa» al SIDI.
Solo dopo aver ricevuto questa «informativa» si avranno 9 mesi di tempo per esprimere il proprio diniego all’adesione automatica attraverso la procedura truffaldina del «silenzio-assenso», ma meglio procedere tempestivamente seguendo quanto indicato in questa Guida Rapida o rivolgendosi alle sedi COBAS Scuola.
NOI NON ADERIAMO A ESPERO
PERCHÉ È MEGLIO NON ADERIRE AI FONDI?
Tra le varie ragioni:
- l’unica certezza che abbiamo nel caso di adesione a un fondo pensione negoziale come ESPERO è che non riceveremo più il TFR da maturare. Il TFR è salario differito, cioè sono soldi del/la lavoratore/rice: un accantonamento annuo che corrisponde quasi al valore di una mensilità e che è rivalutato annualmente con l’1,5% fisso più il 75% del tasso di inflazione. Che poi qualcuno si arroghi il diritto di prenderseli in gestione semplicemente attraverso il «silenzio» del/la dipendente sembra un borseggio con scaltrezza;
- inattendibilità delle simulazioni sui rendimenti attesi che si basano su dati relativi alla crescita della contribuzione, tasso di inflazione e costi che devono essere Questi valori non sono certi né prevedibili e infatti nelle Avvertenze che si possono leggere in queste mirabolanti simulazioni, si trova sempre qualcosa del genere: «Gli importi di seguito riportati sono proiezioni fondate su ipotesi di calcolo che potrebbero non trovare conferma nel corso del rapporto. In tal caso la posizione individuale effettivamente maturata e la prestazione pensionistica corrispondente risulteranno differenti da quelle riportate. Le indicazioni fornite non impegnano pertanto in alcun modo né ESPERO, né la COVIP». Infatti, nella realtà degli ultimi 10 anni [fonte COVIP, dicembre 2024] i fondi pensione negoziali hanno realizzato mediamente, e con significative oscillazioni nei diversi periodi, un rendimento medio annuo del 2,2%, inferiore dello 0,2% a quello invece sempre positivo del TFR, quindi ben lontano dalle simulazioni che vengono proposte;
- aderire a una qualunque forma di “previdenza” complementare è una scelta individualistica che mina la solidarietà tra lavoratori e generazioni. Infatti, tutti i fondi pensione sono a capitalizzazione individuale: cioè la contribuzione di ogni singolo aderente affluisce in appositi conti individuali e la prestazione finale sarà commisurata all’entità dei versamenti effettuati e dei rendimenti ottenuti. Mentre la previdenza obbligatoria si basa invece sulla ripartizione: i contributi dei lavoratori attuali non vengono conservati su conti individuali, ma sono utilizzati per pagare le pensioni di chi ha lavorato prima di noi secondo un principio solidaristico Inoltre, la decontribuzione a cui sono soggetti questi versamenti individuali riduce il gettito fiscale a danno di tutta la collettività;
- aderendo ai Fondi si contribuisce alla fnanziarizzazione dell’economia che è considerata la principale responsabile delle crisi economiche che ciclicamente si ripetono a livello planetario;
- docenti e ATA sono esclusi da qualsivoglia controllo circa la qualità e il valore etico degli investimenti effettuati dai fondi pensione e gli investimenti non hanno nessuna sostenibilità ambientale o sociale, tanto è vero che ESPERO è costretto a dichiarare che, «allo stato attuale [cioè dopo quasi 25 anni dalla sua istituzione, ndr] non ha perfezionato la definizione di una politica attiva di valutazione dei principali effetti negativi delle decisioni di investimento sui fattori di sostenibilità». Precisando soltanto che «sono esclusi gli investimenti in società che, nello svolgimento della loro attività principale, siano coinvolte nella produzione, stoccaggio e commercializzazione di armamenti banditi», quindi se non è l’attività principale o se gli armamenti non sono banditi non c’è problema? Per noi sì, che sosteniamo le campagne per la riduzione delle spese per tutti gli armamenti, a favore della spesa sociale. Inoltre, anche la Nota informativa depositata presso la COVIP il 3.2025 riporta testualmente: «FONDO SCUOLA ESPERO. Non promuove caratteristiche ambientali e/o sociali e non ha come obiettivo investimenti sostenibili» e che «Gli investimenti sottostanti il presente prodotto finanziario non tengono conto dei criteri dell’UE per le attività economiche ecosostenibili»;
- la scelta di destinare il proprio TFR ai fondi pensione è irreversibile e non ammette
E poi, non fa una pessima impressione ritrovare sindacalisti CGIL-CISL-UIL, SNALS, GILDA e ANP nelle vesti di procacciatori di fondi per banche, assicurazioni e altri soggetti privati che comunque vada ci guadagnano – mettendo a rischio quanto accantoniamo durante la nostra vita lavorativa – e che concorrono alle speculazioni finanziarie, piuttosto che difendere i diritti e gli stipendi dei lavoratori, la previdenza per tutti, la sanità e la scuola pubbliche, gratuite e non regionalizzate?
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