In pensione con meno soldi e più tardi!

19 Luglio 2010

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Questo è sempre stato l’incubo di lavoratori e lavoratrici. Incubo che si sta maledettamente concretizzando con
l’azione congiunta dei padroni e dei governi che si sono succeduti dal 1992 in avanti (senza particolari distinzioni
tra centrodestra e centrosinistra, anzi i provvedimenti di questi ultimi sono stati quelli più “efficaci” in tal senso).
Dopo la controriforma Amato del ’92 che sganciava le pensioni dalle dinamiche salariali;
Dopo la Riforma Dini del ’95, che ha introdotto il metodo di calcolo contributivo totale e misto (totale per i nuovi
assunti e misto per chi alla data del 31/12/’95 avesse meno di 18 anni di anzianità contributiva), in base al quale
la pensione non è più calcolata sulla media degli ultimi anni di salario, BENSI’ VIENE CALCOLATA sulla base
dei CONTRIBUTI VERSATI moltiplicati per un coefficiente di Trasformazione;
  Dopo la Riforma di Prodi del 2007 che incrementava l’età pensionabile tramite l’introduzione delle QUOTE
calcolate dalla somma dell’età anagrafica + gli anni di servizio (Attualmente la quota utile per andare in
pensione è 95, data dalla somma tra un minimo di età anagrafica di 59 anni + 36 anni di anzianità contributiva
oppure 60 e 35. Nel 2011 la QUOTA sarà 96, data dalla somma di un minimo di 60 anni di età e 36 di anzianità
oppure 61 e 35. Dal 2013 la QUOTA sarà 97 risultante da 61 +36 oppure 62+35);
OGGI per tutti coloro che sono a SISTEMA CONTRIBUTIVO TOTALE E MISTO si prospetta un nuovo
salasso.
Senza alcuna nuova controriforma, ma applicando una norma contenuta nella vecchia riforma Dini, – finora mai
applicata nell’ultima controriforma Prodi – dal 1° gennaio 2010 e con cadenza triennale PARTIRA’ un
adeguamento al ribasso dei cosiddetti coefficienti di trasformazione, cioè UNA RIDUZIONE di quei
numeretti che moltiplicati per i contributi effettivamente versati dal singolo ridurranno nettamente il valore dei futuri
importi pensionistici. La perdita per gli attuali quarantenni è al’incirca di un 3-4.000 euro annui e per i nuovi assunti
di oltre 5.000 euro. Con il passar degli anni, le perdite saranno ancora più consistenti. Eppure in passato ci
avevano parlato di tali riforme come di una necessità per salvaguardare il futuro previdenziale delle giovani
generazioni.
Tali coefficienti sono legati all’età anagrafica : ora a 57 anni il coefficiente di trasformazione è 4,720 e nel
2010 sarà 4,419 con un calo del 6,38%; a 65 anni si passa dall’attuale 6,136 al prossimo 5,620 con un calo
dell’8,41%) ed in percentuale la perdita è maggiore se si resta più anni al lavoro.
Ma non basta, alla chetichella, nello scorso agosto in un decreto onnicomprensivo, il ministro del lavoro Sacconi
ha inserito una clausola in cui si stabilisce che dal 2015 scatterà un incremento automatico dell’età
pensionabile collegato all’aumento delle aspettative di vita e le stime prudenziali fatte sempre dagli amici
degli amici ci assicurano che nei prossimi 40 anni ci sarà un incremento di 6 anni per l’età minima per andare in
pensione.
In poche parole, direttamente dal lavoro alla tomba.
Sempre che nella tomba non ci si finisca mentre si lavora.
Per coloro che sopravvivono, niente paura, ci sono pronti quei Fondi Pensione che lavoratori e lavoratrici in
grande maggioranza hanno finora e giustamente rifiutato e che ora vengono caldamente rilanciati da
governo/opposizione di sua maestà/Confindustria/sindacati concertativi.
Cgil-Cisl-Uil e l’attuale loro ruota di scorta (Ugl) hanno sempre o subìto o molto spesso apertamente
sponsorizzato tutte queste controriforme perchè sono direttamente interessate a difendere la mangiatoia
clientelare dei Fondi Pensione, fregandosene altamente del processo in atto di progressiva demolizione della
previdenza pubblica.
Diversi ed opposti sono gli interessi ed i diritti di lavoratori e lavoratrici.
NO allo smantellamento della previdenza pubblica!
Ripristino per tutt* del metodo di calcolo retributivo delle pensioni!
35 anni di lavoro, di fatica, sono già troppi!
NO all’adeguamento dei coefficienti pensionistici, No all’ennesimo aumento dell’età pensionabile!Diritto di
fuoriuscita immediata per gli/le iscritti/e ai Fondi Pensione!
In pensione con meno soldi e più tardi!
Questo è sempre stato l’incubo di lavoratori e lavoratrici. Incubo che si sta maledettamente concretizzando con
l’azione congiunta dei padroni e dei governi che si sono succeduti dal 1992 in avanti (senza particolari distinzioni
tra centrodestra e centrosinistra, anzi i provvedimenti di questi ultimi sono stati quelli più “efficaci” in tal senso).
Dopo la controriforma Amato del ’92 che sganciava le pensioni dalle dinamiche salariali;
Dopo la Riforma Dini del ’95, che ha introdotto il metodo di calcolo contributivo totale e misto (totale per i nuovi
assunti e misto per chi alla data del 31/12/’95 avesse meno di 18 anni di anzianità contributiva), in base al quale
la pensione non è più calcolata sulla media degli ultimi anni di salario, BENSI’ VIENE CALCOLATA sulla base
dei CONTRIBUTI VERSATI moltiplicati per un coefficiente di Trasformazione;
Dopo la Riforma di Prodi del 2007 che incrementava l’età pensionabile tramite l’introduzione delle QUOTE
calcolate dalla somma dell’età anagrafica + gli anni di servizio (Attualmente la quota utile per andare in
pensione è 95, data dalla somma tra un minimo di età anagrafica di 59 anni + 36 anni di anzianità contributiva
oppure 60 e 35. Nel 2011 la QUOTA sarà 96, data dalla somma di un minimo di 60 anni di età e 36 di anzianità
oppure 61 e 35. Dal 2013 la QUOTA sarà 97 risultante da 61 +36 oppure 62+35);
OGGI per tutti coloro che sono a SISTEMA CONTRIBUTIVO TOTALE E MISTO si prospetta un nuovo
salasso.
Senza alcuna nuova controriforma, ma applicando una norma contenuta nella vecchia riforma Dini, – finora mai
applicata nell’ultima controriforma Prodi – dal 1° gennaio 2010 e con cadenza triennale PARTIRA’ un
adeguamento al ribasso dei cosiddetti coefficienti di trasformazione, cioè UNA RIDUZIONE di quei
numeretti che moltiplicati per i contributi effettivamente versati dal singolo ridurranno nettamente il valore dei futuri
importi pensionistici. La perdita per gli attuali quarantenni è al’incirca di un 3-4.000 euro annui e per i nuovi assunti
di oltre 5.000 euro. Con il passar degli anni, le perdite saranno ancora più consistenti. Eppure in passato ci
avevano parlato di tali riforme come di una necessità per salvaguardare il futuro previdenziale delle giovani
generazioni.
Tali coefficienti sono legati all’età anagrafica : ora a 57 anni il coefficiente di trasformazione è 4,720 e nel
2010 sarà 4,419 con un calo del 6,38%; a 65 anni si passa dall’attuale 6,136 al prossimo 5,620 con un calo
dell’8,41%) ed in percentuale la perdita è maggiore se si resta più anni al lavoro.
Ma non basta, alla chetichella, nello scorso agosto in un decreto onnicomprensivo, il ministro del lavoro Sacconi
ha inserito una clausola in cui si stabilisce che dal 2015 scatterà un incremento automatico dell’età
pensionabile collegato all’aumento delle aspettative di vita e le stime prudenziali fatte sempre dagli amici
degli amici ci assicurano che nei prossimi 40 anni ci sarà un incremento di 6 anni per l’età minima per andare in
pensione.
In poche parole, direttamente dal lavoro alla tomba.
Sempre che nella tomba non ci si finisca mentre si lavora.
Per coloro che sopravvivono, niente paura, ci sono pronti quei Fondi Pensione che lavoratori e lavoratrici in
grande maggioranza hanno finora e giustamente rifiutato e che ora vengono caldamente rilanciati da
governo/opposizione di sua maestà/Confindustria/sindacati concertativi.
Cgil-Cisl-Uil e l’attuale loro ruota di scorta (Ugl) hanno sempre o subìto o molto spesso apertamente
sponsorizzato tutte queste controriforme perchè sono direttamente interessate a difendere la mangiatoia
clientelare dei Fondi Pensione, fregandosene altamente del processo in atto di progressiva demolizione della
previdenza pubblica.
Diversi ed opposti sono gli interessi ed i diritti di lavoratori e lavoratrici.
NO allo smantellamento della previdenza pubblica!
Ripristino per tutt* del metodo di calcolo retributivo delle pensioni!
35 anni di lavoro, di fatica, sono già troppi!
NO all’adeguamento dei coefficienti pensionistici, No all’ennesimo aumento dell’età pensionabile!Diritto di
fuoriuscita immediata per gli/le iscritti/e ai Fondi Pensione!In pensione con meno soldi e più tardi!
Questo è sempre stato l’incubo di lavoratori e lavoratrici. Incubo che si sta maledettamente concretizzando con
l’azione congiunta dei padroni e dei governi che si sono succeduti dal 1992 in avanti (senza particolari distinzioni
tra centrodestra e centrosinistra, anzi i provvedimenti di questi ultimi sono stati quelli più “efficaci” in tal senso).
Dopo la controriforma Amato del ’92 che sganciava le pensioni dalle dinamiche salariali;
Dopo la Riforma Dini del ’95, che ha introdotto il metodo di calcolo contributivo totale e misto (totale per i nuovi
assunti e misto per chi alla data del 31/12/’95 avesse meno di 18 anni di anzianità contributiva), in base al quale
la pensione non è più calcolata sulla media degli ultimi anni di salario, BENSI’ VIENE CALCOLATA sulla base
dei CONTRIBUTI VERSATI moltiplicati per un coefficiente di Trasformazione;
Dopo la Riforma di Prodi del 2007 che incrementava l’età pensionabile tramite l’introduzione delle QUOTE
calcolate dalla somma dell’età anagrafica + gli anni di servizio (Attualmente la quota utile per andare in
pensione è 95, data dalla somma tra un minimo di età anagrafica di 59 anni + 36 anni di anzianità contributiva
oppure 60 e 35. Nel 2011 la QUOTA sarà 96, data dalla somma di un minimo di 60 anni di età e 36 di anzianità
oppure 61 e 35. Dal 2013 la QUOTA sarà 97 risultante da 61 +36 oppure 62+35);
OGGI per tutti coloro che sono a SISTEMA CONTRIBUTIVO TOTALE E MISTO si prospetta un nuovo
salasso.
Senza alcuna nuova controriforma, ma applicando una norma contenuta nella vecchia riforma Dini, – finora mai
applicata nell’ultima controriforma Prodi – dal 1° gennaio 2010 e con cadenza triennale PARTIRA’ un
adeguamento al ribasso dei cosiddetti coefficienti di trasformazione, cioè UNA RIDUZIONE di quei
numeretti che moltiplicati per i contributi effettivamente versati dal singolo ridurranno nettamente il valore dei futuri
importi pensionistici. La perdita per gli attuali quarantenni è al’incirca di un 3-4.000 euro annui e per i nuovi assunti
di oltre 5.000 euro. Con il passar degli anni, le perdite saranno ancora più consistenti. Eppure in passato ci
avevano parlato di tali riforme come di una necessità per salvaguardare il futuro previdenziale delle giovani
generazioni.
Tali coefficienti sono legati all’età anagrafica : ora a 57 anni il coefficiente di trasformazione è 4,720 e nel
2010 sarà 4,419 con un calo del 6,38%; a 65 anni si passa dall’attuale 6,136 al prossimo 5,620 con un calo
dell’8,41%) ed in percentuale la perdita è maggiore se si resta più anni al lavoro.
Ma non basta, alla chetichella, nello scorso agosto in un decreto onnicomprensivo, il ministro del lavoro Sacconi
ha inserito una clausola in cui si stabilisce che dal 2015 scatterà un incremento automatico dell’età
pensionabile collegato all’aumento delle aspettative di vita e le stime prudenziali fatte sempre dagli amici
degli amici ci assicurano che nei prossimi 40 anni ci sarà un incremento di 6 anni per l’età minima per andare in
pensione.
In poche parole, direttamente dal lavoro alla tomba.
Sempre che nella tomba non ci si finisca mentre si lavora.
Per coloro che sopravvivono, niente paura, ci sono pronti quei Fondi Pensione che lavoratori e lavoratrici in
grande maggioranza hanno finora e giustamente rifiutato e che ora vengono caldamente rilanciati da
governo/opposizione di sua maestà/Confindustria/sindacati concertativi.
Cgil-Cisl-Uil e l’attuale loro ruota di scorta (Ugl) hanno sempre o subìto o molto spesso apertamente
sponsorizzato tutte queste controriforme perchè sono direttamente interessate a difendere la mangiatoia
clientelare dei Fondi Pensione, fregandosene altamente del processo in atto di progressiva demolizione della
previdenza pubblica.
Diversi ed opposti sono gli interessi ed i diritti di lavoratori e lavoratrici.
NO allo smantellamento della previdenza pubblica!
Ripristino per tutt* del metodo di calcolo retributivo delle pensioni!
35 anni di lavoro, di fatica, sono già troppi!
NO all’adeguamento dei coefficienti pensionistici, No all’ennesimo aumento dell’età pensionabile!Diritto di
fuoriuscita immediata per gli/le iscritti/e ai Fondi Pensione!

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