Ancora una guerra “umanitaria” per il petrolio no alla aggressione militare della Libia

20 Marzo 2011

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Ancora una volta gli Stati Uniti e i suoi principali alleati (Francia, G.Bretagna, Italia, Canada) osano utilizzare il pretesto della guerra “umanitaria” per giustificare la loro volontà di appropriarsi delle ricchezze naturali altrui. Non abbiamo dubbi sulla natura reazionaria e oligarchica del regime libico, come su quelli della quasi totalità dei paesi del Maghreb e del Mashrek (Medio Oriente), scossi da potenti e coraggiosi movimenti popolari che dalla Tunisia all’Egitto, dal Bahrein allo Yemen reclamano democrazia politica e diritti sociali e civili per tutti/e: e siamo al fianco di questi movimenti anche laddove, come in Libia, essi si intrecciano con antiche rivendicazioni a carattere etnico o territoriale.

Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con l’aggressione che cinque paesi occidentali hanno scatenato, con la copertura dell’ONU, contro un paese sovrano, seppur guidato da un regime intollerabile e di cui gran parte del popolo libico richiede la più rapida fine, in modo pacifico o con l’uso della forza.

Le stesse potenze che fino a ieri hanno armato Gheddafi, stipulando con il suo governo accordi commerciali ed economici e usandolo come cane da guardia contro i migranti, oggi bombardano la Libia per garantirsi la gestione economica del petrolio libico e un qualche controllo di una zona rivoluzionata dai movimenti popolari. Durante le settimane di violenta repressione in Egitto e in Tunisia, le stesse potenze che oggi scoprono la necessità di difendere i diritti umani in Libia non hanno mosso un dito per fermare i carnefici agli ordini di Mubarak e di Ben Ali: e in questi stessi giorni la violentissima repressione contro i popoli del Bahrein e dello Yemen, peraltro condotta dal repellente regime saudita che nel contempo finge di schierarsi a favore della democrazia in Libia, è stata totalmente ignorata dai governi che ora hanno attaccato militarmente la Libia.

Il governo Berlusconi, con ignobile sostegno bipartisan (ancora una volta il PD è all’avanguardia delle aggressioni militari, dopo quelle alla Jugoslavia, all’Afghanistan e all’Iraq) e con l’ennesima violazione dell’art.11 della Costituzione, che impegna l’Italia a “ripudiare la guerra”, ha messo a disposizione 7 basi militari per bombardare la Libia, dopo che per anni il nostro Paese ha stipulato un patto solenne con Gheddafi, affidandogli il “contenimento” violento dei migranti e mettendogli a disposizione azioni e capitali delle principali aziende italiane.

Particolarmente nauseante questa aggressione, poiché avviene nei confronti di un paese che dall’Italia, proprio cento anni fa, ha subito una invasione e una annessione militare condita di orrendi crimini di guerra. E pur essendo a fianco della lotta popolare contro il regime oligarchico e reazionario di Gheddafi (come a quelle di tutti gli altri popoli del Maghreb e Mashrek in lotta), pur comprendendo il desiderio degli insorti che chiunque e a qualsiasi costo fermi la violenza del regime, crediamo che anch’essi possano capire che non è con una nuova occupazione militare del neo-colonialismo europeo e statunitense che la loro lotta potrà vincere.

 

FERMIAMO SUBITO L’AGGRESSIONE MILITARE

IMPEDIAMO L’INTERVENTO BELLICO ITALIANO IN LIBIA

A FIANCO DEI POPOLI DEL MAGHREB E DEL MASHREK CONTRO I REGIMI REAZIONARI E OLIGARCHICI, PER UNA PIENA DEMOCRAZIA POLITICA E SOCIALE


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