Altro che “Buona Scuola” In moltissime scuole di Torino e provincia mancano ancora i supplenti. Alcune classi non hanno ancora mai “visto” gli insegnanti…

20 Ottobre 2015

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Il ducetto Renzi e la sua “ministra” Giannini si sono affannati per un anno a raccontare a tutte le famiglie italiane che da settembre, con il piano straordinario di immissioni in ruolo e con la nuova legge, tutte le scuole inizieranno regolarmete l’attività didattica.
Niente di più falso: le scuole sono nel caos totale.
Nelle scuole primarie e dell’infanzia ogni giorno i bambini e le bambine vengono smistati/e in altre classi comportando una lesione del diritto allo studio, con conseguenti problemi di sicurezza,
Ciò succede in quasi tutte le scuole torinesi, in quanto i dirigenti (recependo, secondo noi, in modo errato una circolare ministeriale) non chiamano i supplenti per il primo giorno di assenza.
Per le scuole Superiori, invece, questo è un anno davvero particolare: non era mai successo, infatti, che dopo più di un mese dall’inizio delle lezioni molte classi si trovassero ancora senza insegnati di Italiano, Matematica, ecc.. Mancano, inoltre, molti insegnati di sostegno, ulteriore schiaffo alla scuola dell’integrazione.
Scuole costrette a mantenere ancora un orario provvisorio, classi che entrano alle 10,00 e/o escono alle 12,00. Succede in molti Istituti di Torino: Boselli, Bodoni, D’Oria di Ciriè…..
E’ una situazione inaccettabile: denunciamo con forza questo ulteriore scandalo e questa volontà di mortificare la scuola pubblica italiana.
Invitiamo gli insegnanti, i genitori, gli studenti, gli organi di stampa a prendere posizione e denunciare la grave situazione. Gli stessi dirigenti, almeno quelli più “responsabili” , dovrebbero prendere atto del totale caos e garantire agli alunni il sacrosanto diritto allo studio.
Non è assolutamente vero che, senza se e ma, ed in via generalizzata sono inibite le supplenze brevi.
Da parte nostra continueremo a denunciare questa grave situazione con la speranza che venga alla luce la realtà e la precarietà che oggi, molto più di ieri, sta vivendo la scuola italiana

 

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