Il “maestro” Renzi bocciato senza appello: molto meglio dietro la lavagna (con le orecchie d’asino) che davanti. In suo soccorso corre Roberto Alesse, presidente della Commissione di garanzia.

14 Maggio 2015

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Proposte agli altri sindacati e a tutto il popolo della scuola pubblica: dopo le declamazioni, lo convochiamo davvero insieme lo sciopero durante gli scrutini, del tutto legittimo almeno per i primi due giorni? E tutti in piazza domenica 7 giugno?

L’annuncio di uno sciopero degli scrutini e lo straordinario successo dello sciopero anti-quiz Invalsi (malgrado gran parte dei mezzi di informazione, e anche Giannini-Faraone, ne nascondano gli autori  COBAS) stanno provocando considerevoli sbandamenti nelle file governative. Ha iniziato il Grande Imbonitore che ha provato a vendere la sua mercanzia sul modello del famigerato Patto con gli italiani di Berlusconi. Davanti ad una lavagna ha dimostrato che vi starebbe meglio dietro, magari con il cappellino da somarello “d’antan”. Perché voleva spiegare la bontà della sua misera e cattiva scuola-azienda ma non ha manco tentato di farci capire: 1) come potrebbe un preside con centinaia di docenti nei vari plessi della sua scuola – che vede, se va bene, due o tre volte l’anno in collegio docenti – giudicarne le capacità didattiche; 2) come lo potrebbero fare addirittura i genitori e gli studenti che, al più, potrebbero dire qualcosa su quelli della propria classe ma ai quali verrebbe addirittura dato il potere di assegnare aumenti salariali ad un dieci per cento di “migliori” docenti dell’istituto; 3) con quali doti medianiche un preside potrà “ingaggiare” dagli albi territoriali, per la propria scuola, docenti mai visti e mai conosciuti, 4) perché precari con la stessa anzianità di servizio dei possibili centomila stabilizzati, invece di essere anch’essi assunti stabilmente come richiesto dalla sentenza della Corte di Giustizia europea, verrebbero gettati fuori dalla scuola come limoni spremuti; 5) perché dovrebbero essere i cittadini, e non lo Stato, a finanziare la scuola pubblica con il 5 per Mille, favorendo le scuole delle famiglie ricche a discapito di quelle disagiate, e aumentando ancora i finanziamenti alle scuole private  con i 400 euro di detrazioni alle famiglie. Piuttosto che esibirsi in TV senza contraddittorio, come faceva il suo maestro Berlusconi, sfidiamo Renzi ad un confronto pubblico in una delle tante trasmissioni TV che lo ospitano quotidianamente. Le domande/quiz gliele abbiamo già anticipate, avrebbe tutto il tempo di prepararsi.
Nel frattempo, però, il governo ha mosso tutte le sue batterie sparando contro lo sciopero degli scrutini come se esso, e non già il progetto disastroso della cattiva scuola, mettesse a repentaglio gli interessi di studenti e famiglie. Ed oggi è intervenuto a sproposito anche il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi Roberto Alesse che ha pre-annunciato la precettazione dei docenti in caso di sciopero degli scrutini. Ricordiamo ad Alesse che il suo compito è solo quello di giudicare la congruità degli scioperi convocati con la legge-capestro 146/90, a suo tempo definita anti-COBAS e anti-sciopero: le precettazioni, eventualmente, spettano ai Prefetti. Ma ricordiamo anche, a lui e a tutti, che è perfettamente lecito scioperare per due giorni consecutivi durante gli scrutini, a patto di non coinvolgere le classi “terminali” dei corsi di studio. Se poi si dovesse andare oltre i due giorni, la legge 146 prevede sanzioni pecuniarie ma non precettazioni.
Dunque, ci rivolgiamo ai sindacati che sembrano convenire con noi sulla necessità dello sciopero degli scrutini e diciamo loro: facciamo seguire alle parole i fatti, a meno che voi non riteniate che basteranno annunci eclatanti a far fare al governo marcia indietro. E convochiamo intanto, insieme, i due giorni di sciopero consentiti, i primi dopo la fine delle lezioni, articolati regionalmente. Poi, sulla base delle decisioni governative e delle volontà di docenti ed Ata, valuteremo se e come proseguire, sfidando eventuali precettazioni grazie ad un sostegno plebiscitario alla lotta. Discutiamone con i lavoratori/trici in lotta nelle giornate di mobilitazione unitaria tra il 18 e il 20, in occasione del voto alla Camera: e si ci sarà, come crediamo, grande consenso, effettuiamo congiuntamente la prima convocazione di sciopero.  E in più, smontiamo il tentativo del governo di contrapporre i docenti e gli Ata agli studenti e alle famiglie. La nostra opposizione è in nome della scuola Bene comune, degli studenti e dei cittadini tutti/e, e non solo degli “addetti ai lavori”, contro l’immiserimento materiale e culturale provocato dall’insulsa scuola-quiz aziendalistica. Quindi, offriamo a tutti/e un’occasione per manifestare in una giornata in cui la stragrande maggioranza dei cittadini non lavora: una manifestazione nazionale, enorme, di domenica, per il ritiro del Ddl e per la scuola Bene comune (7 giugno?); o in alternativa decine di manifestazioni cittadine nella stessa domenica. In Italia non esiste una tradizione di manifestazioni domenicali: ma proprio per questo risalterebbe quanto elevata è la preoccupazione generale per la disgregazione della scuola pubblica contenuta nella sciagurata idea dell’”uomo solo al comando”. Una domenica con tutti/e in piazza sarebbe un segnale fortissimo, che anche il Grande Imbonitore non riuscirebbe a nascondere.

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